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ACQUA BIONDINAMIZZATA

GLI EFFETTI DELLA BIODINAMIZZAZIONE

Attraverso la biodinamizzazione l’acqua recuperi la memoria dell’acqua di fonte, con una organizzazione “coerente” delle molecole e con una forte presenza dei cosiddetti “cristalli liquidi”.
Un’acqua biodinamizzata possiede una propria carica energetica, riscontrabile anche tramite la fisica (emissione di fotoni): tutti questi aspetti sono comunque già stati approfonditi nel capitolo precedente.


Riguardo alla carica energetica, aggiungiamo che essa è quantificabile anche in “bovis” (la scala Bovis prende il nome dal suo inventore, l’ingegnere francese André Bovis): un tipo di misurazione che quantifica le vibrazioni “sottili” (siamo nel campo della radiestesia).
Attraverso questa metodologia, possiamo rilevare come l’energia espressa in “bovis” ha livelli bassissimi nelle acque “morte” come quelle conservate a lungo in plastica, si eleva con acque più “vive” e raggiunge picchi altissimi nelle cosiddette “acque di luce” (Lourdes ne è un esempio classico): tornando al nostro caso, il valore espresso in bovis di un’acqua biodinamizzata è sostanzialmente equivalente a quello (elevato) riscontrabile in un’acqua di sorgente.


Un altro importante effetto della biodinamizzazione che si può rilevare è la diminuzione della tensione superficiale dell’acqua.
Dal punto di vista “empirico” tutti questi elementi ci regalano un’acqua attraente al gusto, che riscontriamo idratante e che percepiamo “leggera” e carica di vitalità.
Dal punto di vista del nostro equilibrio acido-base, un’acqua energizzata, ricca di ossigeno e soprattutto idratante è la migliore “base” possibile per l’eliminazione delle scorie acide.
Inoltre, la biodinamizzazione produce effetti molto rilevanti sul calcare, spesso abbondante nelle acque di rete del territorio: infatti in un’acqua biodinamizzata il calcare non si aggrega più formando calcite, ma si trasforma in aragonite.


In altri termini, il calcare non viene eliminato ma, assumendo una diversa struttura cristallina, da “aggregante” diviene “non aggregante”.
Ma, come già anticipato in un precedente capitolo, oltre a “riordinare” ed ottimizzare il campo energetico, ottenendo così la biodinamizzazione, con gli stessi principi di fisica quantistica si è voluti andare “oltre”.
Sfruttando la memoria dell’acqua, che in termini concreti significa che l’acqua può ricevere informazioni, mantenerle e poi cederle, lo stesso supporto “informato” per la biodinamizzazione conterrà anche le informazioni di minerali e vegetali “alcalini”.
Le frequenze “precaricate” nel supporto appartengono ad elementi naturali (sia minerali che vegetali) che migliorano l’assimilazione dei cibi, aiutando le emissioni alcalinizzanti degli organi preposti alla digestione: in altri termini, viene ridotto l’impatto acidificante dei cibi per il corpo, contribuendo così al miglioramento del nostro equilibrio acido-base.

 

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